Trecate, tracce della sua gente
Accadde a Trecate
Se, mettiamo tra duecento anni, qualcuno volesse conoscere gli avvenimenti accaduti oggi basterebbe che consulti uno degli innumerevoli quotidiani che sicuramente saranno giunti sino a lui. Questo perche' la cultura dell'informazione e' assurta a dato essenziale dei nostri giorni. Secoli addietro questo non avveniva o non avveniva relativamente a realta' modeste come quella di Trecate. E' per questo motivo che il ritrovamento di un vecchio diario, che parla proprio degli avvenimenti quotidiani del Borgo trecatese di circa 150 anni fa, ha a mio avviso il sapore di una scoperta archeologica.

Era nascosto dietro una anonima copertina di cartone. Come la copertina anonimo e' anche l'autore di quelle cronache, che spaziano tra il 1835 ed il 1842.
Sono citate e descritte sia le cerimonie religiose, con notevole dovizia di particolari, sia (seppur piu' brevemente) tutti quei fatti che salirono agli onori della cronaca civile.

L'autore era indubbiamente un religioso, lo si deduce dalla competenza con cui tratta di argomenti ecclesiastici, ed anche un uomo di spirito e questo lo si notera' successivamente, dalla descrizione che propone di numerosi e curiosi eventi della vita di tutti i giorni.
Una ipotesi realistica potrebbe essere quella di individuare l' Anonimo nell' allora Arciprete Giacomo Roccio, di Cerano, che fu Parroco di Trecate proprio dal 1835 al 1842.

Tra le centinaia di annotazioni raccolte nelle 60 pagine di cui si compone il volume, ho voluto (e dovuto per esigenze di spazio) sceglierne alcune, a mio avviso le piu' significative alla luce dei tempi attuali. Volutamente, poi, ho lasciato inalterato lo scritto, del resto molto scorrevole, di quasi tutti gli avvenimenti per non modificare il pungente pensiero dell'Autore; separando solamente dal punto di vista cronologico gli eventi di carattere religioso dagli altri.

Iniziamo con il 1835, dalla descrizione minuziosa della processione "che si fa la domenica dopo S. Croce" si puo' ricostruire la struttura del Borgo; la processione, infatti, lasciata la Parrocchiale si dirige verso la Porta di Romentino sino a giungere all'antica Chiesa di S. Michele vicino al palazzo (castello) ora posseduto dal Sig. Caminada -probabilmente il soprannome del Conte Carlo Annoni- dopo il canto delle litanie ci si porta alla Porta di S. Girolamo -Contrada di Carrobbio, all'incrocio delle attuali via Ferraris e Madonna delle Grazie- e successivamente alla Porta di S.Cassiano -piazza Cattaneo-, quindi sempre cantando le litanie alla Porta di S.Bernardo -Contrada di Porta Nuova, attuale incrocio di via Mazzini e Verdi- e quindi alla Porta di S. Maria - Contrada di via Novara, attuale incrocio tra via Manzoni e Gramsci- si termina con il rientro alla Parrocchiale.

Ho dovuto necessariamente abbreviare la cronaca, limitandomi alle parti che riguardano la descrizione topografica del Borgo, le quattro porte di accesso esistevano ancora (la Porta di Romentino era costituita in pratica dal Castello).
Le strutture vennero abbattute piu' tardi, nel 1837, contemporaneamente ai lavori di apertura di via Matteotti, cosi' come riportato nel diario: "In maggio si comincio' la demolizione e l'atterramento delle case che dalla piazza, in linea retta, conduce fuori dal Borgo per la strada di Milano. In luglio si piantarono i fondamenti della bellissima casa Camerone -attuale sede della B.P.N.- posta in su la piazza del mercato, orientale alla medesima . Sul finire dell'anno si atterrarono le quattro antiche porte del Borgo, ultimo monumento feudale. La prima era posta sull'ingresso del Borgo venendo da Novara, la seconda venendo da S.Bernardo, la terza venendo da Cerano, la quarta che guidava all'antica strada che conduceva a Milano, attualmente alla chiesa delle Grazie.".

1839, 23 febbraio - "Sua Eccellenza il Principe Ereditario di Russia, dopo aver fatto il giro d'Italia, da Torino ritornando in Patria pernotto' nella notte del 22 in Novara all'albergo d'Italia, alle ore 9 del 23 passo' per Trecate col numeroso seguito di 50 cavalli da porta. Il Marchese -Paolo Serponti- alfiere di sostegno lo accompagno' come delegato di Sua Maesta' Sarda sino al ponte del Ticino".
Si trattava del Principe Alessandro , che successe al padre Zar Nicola I come Alessandro II di Russia.

1839, 27 agosto - "Finalmente cadde, con il giorno d'oggi, una copiosa pioggia che dal giorno 14 maggio non si vide . Asciutta la Mora, asciutte le fonti, asciutte le rogge, le risaie senz'acqua i prati e poi le uve, le noci senz'alimento le melighe ed altri generi non produssero niente. Si prego' ma il Cielo era di bronzo. Questa straordinaria siccita' era non solamente in tutta Italia ma in Francia e in Svizzera".

1840, 14 febbraio - "Si tenne consiglio duplicato per assegnare lire nuove di Piemonte 700 per le riparazioni da farsi nella chiesa Parrocchiale ed in quella di S. Francesco, dichiarata chiesa sussidiaria. L'Arciprete Roccio fece le piu' pressanti istanze presso il Signor Cardinale Vescovo di Novara; il quale dopo aver invitato l'Intendente Generale della provincia ad approvare la predetta somma, che risultava da perizia fattasi dall' Ingegnere Architetto Tarantola, avverti' l'Arciprete di supplicare il Signor Intendente di interporre l'autorevole sua mediazione presso il Consiglio Comunale. Ma si trovo' fortissima opposizione per parte di un certo Angelo M. - tralascio volutamente il cognome- nativo dello Stato Lombardo-Veneto e domiciliato da alcuni anni a Trecate, dove essendovi giunto col tozzo in mano e la bisaccia al collo -senza arte ne parte- per aiuti ignoti giunse ad avvantaggiarsi di fortuna, e fu nominato Consigliere. L'opposizione fu seguita da un altro Consigliere chiamato Giovanni L. , uomo senza lumi e senza criterio e privo affatto di buon senso, ma di qualche fortuna per cagione della dote della moglie; i quali ostinatamente vollero vedere i conti dell'amministrazione dei redditi della chiesa Parrocchiale.
Ad onore della verita', uopo e' dirlo, che questi uomini senza infamia e senza lode erano spinti dal nostro rispettabile giudice -
il giudice della giudicatura del Mandamento di Trecate- Giovanni Battista A., che ebbe il vanto di muovere ostinatissima guerra all'antecessore Arciprete Francesco Unico, ed ebbe la degnazione di continuare l'odio suo gratuito anche verso il successore Roccio, il quale pero' ebbe sempre la grandezza d'animo di disprezzarlo e qualche volta di compatirlo perche' era affetto dalla malattia della pretofobia, unitamente a quella chiamata teofobia ".
Questo lungo brano apre le cronache di una polemica che si trascino' per molto tempo tra i citati personaggi, di cui parleremo in seguito; occorre invece riportare che il Consiglio Comunale non ascoltando le opposizioni autorizzo' il finanziamento. Indubbiamente quanto riportato espone il solo pensiero dello scrivente anonimo, non disponiamo purtroppo del parere degli oppositori in merito alla lite, per poter correttamente effettuare un confronto. La nota continua comunque cosi' :
" I miei futuri rispettabili successori sono pregati a non supporre essere dettate queste linee da spirito di vendetta perche' tanto il giudice tanto i due oppositori furono abbastanza puniti e dai rovesci di fortuna e dal disprezzo di tutti che la sola verita' spinse il sottoscritto a lasciare memoria...".


La polemica continuo' qualche giorno dopo per un pezzo di terra considerata gerbido in contrada Capomondo, di cui Angelo M. si era appropriato, a dire dell'autore, abusivamente.
1840, 28 febbraio - "... Alle nove del mattino all'atto che si dava principio alle operazioni planimetriche -per il controllo dei confini del gerbido- essendovi presenti il Sindaco ed alcuni Consiglieri, fra i quali l'Angelo M. leggiadramente addobbato di abiti signorili, deposti quelli di contrabbandiere, antica sua professione che lo innalzo' al millionario onore con altre doti ignote ..."

1840, 5 agosto - "Alle ore 6 pomeridiane un rovinoso incendio distrusse otto o nove abitazioni collocate all'estremita' della contrada che guida a Milano, a mano sinistra uscendo dal Borgo -via Matteotti- , due ragazzi essendosi bagnati nell'attigua roggia avevano visto il fuoco propagarsi vicino ad un mucchio di paglia di queste corti . Questo pericoloso incendio divoro' e paglia e fieno e granaglie e stoviglie e abiti e tutto tranne pochissime robicciole che vennero sottratte all'incendio. L' Arciprete nella prossima domenica annuncio' una pubblica limosina e, di concerto con il Sindaco Signor Ingegnere Pietro Pinaroli, si deputo' l'Abate Bellazzi a tesoriere unitamente al Consigliere Comunale Mittino; il prodotto si deposito' in una sala della Casa Comunale e successivamente si dispenso' ai bisognosi danneggiati. Una persona dopo aver dato alla luce un figlio, ore avanti l'incendio, sarebbe bruciata viva se non fosse stata liberata da certo Milietta , segretario delle reali dogane, che sali' con le scale e coraggiosamente entro' per una finestra ed avvolto l'infelice nelle lenzuola la trasporto' illesa fuori del pericolo".

Nel 1840 si concluse poi anche la diatriba con il giudice Giovanni Battista A., che probabilmente venne trasferito in altra sede, cosi' e' commentata la sua partenza.
1840, 21 ottobre - "Di buon mattino si trovarono tre cartelli affissi uno sulla porta maggiore della chiesa Parrocchiale, l'altro alla porta della Giudicatura, il terzo ad una colonna della casa Camerone sulla piazza del mercato, nei quali stavano registrati i seguenti versi:

L'ADDIO
Il Giudice pilato
stamane se ne va
da tutti abbandonato
per le sue infamita'.

Il Mandamento


Quel poveretto di quel giudice Giovanni Battista A. partiva appunto quella mattina per R. . Invece di rientrare in se' stesso ed esaminando la irregolare, capricciosa, iniqua sua passata condotta dire a se' stesso - mia massima culpa- parti' per lo contrario tutto abbandonato allo sdegno alla rabbia in preda ai rimorsi di una scellerata coscienza che almeno si potrebbe sperare da pentimento ma..."

Con queste note termina il breve sunto degli avvenimenti di vita civile del diario, chi avra' avuto la pazienza di seguirle avra' notato come " l'Anonimo" abbia esposto molti degli argomenti con arguzia e senza fisime di sorta, ripetiamo ancora che tutto cio' potrebbe essere fonte solamente del parere dell'autore, specialmente le polemiche con il giudice e gli altri potrebbero assumere connotati ben diversi se si potesse conoscerne il parere della controparte.

Si sono volute riportare comunque per evidenziare un periodo oscuro della vita trecatese, dal quale forse per la prima volta emergono attimi di vita attiva palpitante, preludio di quanto sarebbe poi avvenuto pochi anni piu' tardi con la prima guerra di indipendenza.
Sempre dallo stesso libro vorrei ora trarre quanto e' riportato della organizzazione prettamente religiosa della comunita', dalle processioni alle festivita' alle occasioni importanti.
E' opportuno, quindi, iniziare da quando l'autore enumera le chiese esistenti e quelle soppresse all'anno 1839, dice: " Chiese in Trecate di cui non sussiste nessuna traccia:

1 - Fuori di porta di Novara al lato destro della roggia Moretta - attuale via Barassino - Chiesa della Beata Vergine della Neve. Bellissimo oratorio con un elegante campanile atterrato nel 1810.
In merito a questa chiesa un'altra nota datata 1 giugno 1835, relativa alle rogazioni che si svolgevano in quei giorni, dice: "... poi si avvia alla Madonna delle Grazie dove, dopo la stazione, si dice messa e si benedice la campagna. Si rivolge la processione al nord e giunta alla strada Moneta, per la quale una volta si andava a Milano, si avvia al cascinale delle Bettole, nel cui oratorio si fa una stazione e si benedice la campagna; si va al sud costeggiando la Mora per grande tratto di strada e giunti a lo ponte della Moretta, sulla strada di Novara dove anticamente eravi il bellissimo Oratorio dedicato alla Beata Vergine della Neve, si fa commemorazione di S.Gaudenzio perche' alla distanza di 400 passi verso Novara eravi una cappelletta dedicata a tal Santo..."

2 - Attigua alla Casa Comunale
- allora il Municipio si trovava all'attuale incrocio tra via Gramsci e vicolo dei Bruni, l'edificio attuale ne conserva ancora i fregi - dal lato occidentale della sala del Tribunale di Giudizio, una volta chiesa dedicata a S.Ambrogio colla Confraternita attualmente eretta nella Chiesa sussidiaria di S. Francesco.

3 - In Contrada di Romentino, Chiesa bellissima ed elegante dedicata a Maria Vergine del Carmine.

4 - Ai fianchi della roggia, sul finire della Contrada di Romentino al lato destro della roggia dirimpetto al palazzo Caminada, anticamente Castello di abitazione dei feudatari di Trecate, stava la Chiesa di S. Michele altra parrocchia antica del Castello, eretta percio' in prepositura e successivamente poi ridotta a coadiutoria titolare.

5 - L'oratorio dedicato a S.Gerolamo ergevasi fuori dalla porta detta di Milano, a mano sinistra, appena passata la roggia. Questa era la strada antica che guidava a S.Martino e da S. Martino a Buffalora, quindi a Milano. Ma essendosi ultimato il ponte sul Ticino si abbandono' questa strada antica e si segui' la recente che guida a Maggenta.

6 - Chiesa di S. Dionigi, in Contrada di Carrobbio, di proprieta' dell' Ospitale.

7- Chiesa della Madonna del Bambino, Contrada Capomondo".

A dire il vero il Relatore cita come scomparsa anche la Chiesa di S. Cassiano, dice: "Chiesa di S.Cassiano distrutta e non vi rimane che un piccolo oratorio campestre attiguo alla cassina della prebenda dell' Arciprete. Parrocchia antica trasportata nel Medio Evo in Trecate nell'attuale Chiesa dell'Assunta."
Chi scriveva forse non sapeva che l'Oratorio di S.Ambrogio cesso' di esistere nel 1807 (era gia' di proprieta' comunale), quello del Carmine nel 1810; non aggiunge, inoltre che la Chiesa di S.Michele divenne proprieta' privata nel 1838 cosi' come l'Oratorio di S.Gerolamo; un anno piu' tardi tocco' poi all'Oratorio di S.Dionigi ed alla Chiesa del Bambino (denominata anche della Visitazione).

Non parlo' neppure di molte altre chiese oramai scomparse, di cui in altri testi e' data una attenta e precisa descrizione, vorrei solamente ricordarne una, di cui purtroppo conosco solamente il nome e cioe' quella della Immacolata Concezione della Beata Vergine del cimitero, Oratorio che si trovava probabilmente nell'antico cimitero attiguo alla parrocchiale e che risulta dagli atti di vista che il Vescovo di Novara Gian Battista Visconti redasse nel 1690.

Le chiese esistenti nel 1839, invece, sono quelle che ancora oggi si possono vedere, tutte tranne l'Oratorio di S.Gaudenzio, anticamente attiguo al Palazzo Vescovile (ora sede delle Scuole elementari Rodari).

E per quanto riguarda una di tali chiese, quella di S. Francesco, vorrei ricordare quanto rinvenuto in altri documenti.
Correva l'anno 1806 quando il Direttore del Demanio e diritti uniti del dipartimento dell' Agogna, in merito all'applicazione della legge napoleonica che aboliva gli ordini religiosi e ne attribuiva allo Stato le proprieta', chiese notizie all'Arciprete e Vicario Foraneo di Trecate in merito alle chiese del Borgo. Tutto cio' perche' la chiesa di S.Francesco, di proprieta' del Frati Minori Osservanti, sarebbe finita al neonato Regno d'Italia, che ne avrebbe fatto il proprio uso, a meno che la chiesa non fosse di utilita' alla comunita'. La storia dice che la struttura passo' al Governo, divenendo proprieta' del Comune, ma rimase di perpetuo uso della Parrocchia come sussidiaria alla chiesa madre.
Dalla lettera dell'Arciprete all'ufficiale governativo, in merito alla questione suddetta, si possono pero' trarre altre notizie sulle chiese trecatesi. Cosi' infatti risponde alla domanda quale sia la Capacita' di ogni chiesa del Borgo: "La capacita' di quella di S. Francesco e' almeno il triplo di quella delle altre -esclusa la parrocchiale- puo' contenere 1500 persone, delle altre la piu' ampia e' quella di S.Michele e puo' contenere al piu' 400 persone..."
Come e perche' quest'ultima struttura fu poi trasformata in abitazione civile non e' dato sapere.

Il diario prosegue con queste note:"

1835 - Nella sera del Venerdi' Santo di quest'anno si levo' un vento freddissimo ed impetuoso che impedi' la processione. Mezzora prima dell'Ave Maria si diede principio in chiesa alla funzione in questo modo. Si accesero tutti i lumi a cio' destinati dalla Confraternita del Corpus Domini ed anche le sei candele dell'altare maggiore. Successivamente si canto' con i Cantori del Consorzio di S.Giuseppe, in secondo luogo i cantori della Confraternita di S.Rocco, in terzo luogo quelli di S. Ambrogio, in quarto luogo quelli del Gonfalone, in quinto luogo quelli del Corpus Domini...".
Si e' voluto cosi' ricordare la presenza a Trecate delle Confraternite di cui gia' si e' parlato, qui ne sono citate solamente alcune. L'ordine con cui si impegnarono nella funzione di quel lontano Venerdi' Santo non fu probabilmente casuale, ogni Confraternita aveva, e faceva rispettare, una sua priorita' rispetto alle altre, si sono ritrovate testimonianze che parlano di liti cruente per la sola precedenza in processione.

1835 - "Domenica in Albis, processione votiva a Cerano, allo scurolo del Beato Pacifico. Si portano quattro candele di una libbra. Una volta intervenivano il Parroco, quattro Sacerdoti ed un Chierico, oggidi' interviene un Parroco accompagnato da un Sacerdote e da un Chierico, oppure un solo Sacerdote.... Si cantano le litanie e si fa in modo che alla croce di Cerano, cioe' a meta' strada siano terminate.... Si entra in Cerano dove vengono ad incontrare un Parroco di Cerano, se e' il Parroco di Trecate che interviene oppure un altro Sacerdote se e' semplice Sacerdote che interviene..."

1835 - "La benedizione delle sementi dei bachi da seta si dovrebbe fare il giorno di S.Giacomo e Filippo ma si anticipa o si posticipa a seconda della stagione".

1835, 25 novembre
- " Sua Eminenza il Signor Cardinale Arcivescovo Vescovo di Novara Giuseppe Morozzo dietro preghiera dell' Arciprete Giacomo Roccio, amministro' nella chiesa Parrocchiale il Sacramento della Cresima a 1500 tra fanciulli e fanciulle, 800 circa erano di Trecate, il residuo forestieri...".
" ... Il Cardinale fece ingresso in Trecate al suono festivo delle campane scortato dai Carabinieri a cavallo di Novara. Fu ricevuto dal Clero e sceso dal legno
- carrozza - entro' nella casa dell'Arciprete dove intervenne l'Amministrazione Comunale a porre i suoi omaggi ...".
Colpisce in questa nota il numero dei Cresimandi, enorme per i nostri tempi, probabilmente allora il Sacramento veniva amministrato con aperiodicita' permettendo quindi il lievitare della quantita' di fanciulli, inoltre a Trecate si rivolgevano anche le altre Parrocchie del Vicariato, cio' spiegherebbe la presenza di "forestieri".

1839 - "Mese di Maria. Ebbe principio con il 30 aprile e termino' coll'ultimo di maggio, grande fu l'affluenza del popolo. Nell'ultimo giorno si confessarono i figli - i bambini, le bambine erano dette le figlie - e si comunicarono nella chiesa di S.Francesco. Si colloco' un genuflessorio per l'Illustrissimo protettore, Signor Marchese Don Paolo Serponte, entro i cancelli dal lato del Vangelo...".

1839, settembre - "Nel giorno cinque partirono per Novara otto Confratelli del Gonfalone i quali alternativamente portarono a Trecate il simulacro di Maria Vergine che fu eseguito dal Sig. Giuseppe Argenti e ha esatto dalla Confraternita L.317. Giunti al cosi' detto Cassinino si suonarono a festa le campane ed il popolo curioso alle ore due circa pomeridiane accorse a contemplare la statua, che fu posta in una sala del palazzo Vescovile. Nella sera del 7 settembre si spararono 35 colpi di mortaretto e al suono dell'Ave Maria altri 35 colpi come pure nel tempo della messa solenne che si canto' nella chiesa parrocchiale - il giorno otto -, nel tempo della processione qualche Confratello voleva che si cantasse nell'oratorio del Gonfalone, ma l'Arciprete tenne duro e la spunto'.
Al primo segno della messa solenne i Confratelli, vestiti in sacco, trasferirono nella chiesa parrocchiale la statua che fu benedetta dall'Arciprete, con le opportune facolta' ed assistito dal clero... La processione accompagnata dai Regi Carabinieri e dalle Autorita' Comunali e Giudiziarie, occorrendo la processione votiva per la liberazione di Torino, usci' dalla chiesa.... La statua venne collocata successivamente , a porte chiuse, sull' altare dei Confratelli ".
Dove ancora oggi si trova .

1840, 10 febbraio - "Si e' stipulato il contratto per la tribuna -relativa al coro della parrocchiale -da collocarsi sull'altare maggiore con i signori Ubicini da Milano, padre e figlio. Il prezzo fu stabilito a L. 2150 con l'appendice di una piccola urna per collocarvi le reliquie di S.Cassiano. Il Pagamento si effettuera' in quattro termini, cioe' L.650 all'atto di collocazione sull'altare della tribuna che sara' il giorno 18 di giugno..."

1840, 12 giugno - "Da Milano giunse costi' la tribuna, per - in occasione - l'esposizione del Santissimo Sacramento, fabbricata da Lorenzo Ubicini, del valore di L.2150, compresa l'urna in cui e' riposto il capo di S. Cassiano. "
Incredibile, oggi, la puntualita' di allora!