Trecate, tracce della sua gente
Le origini
Iniziando a trattare della storia trecatese mi pare giusto cominciare, mi si passi il bisticcio di parole, proprio dal principio; con questo non voglio riferirmi ad un principio temporale, altri lo hanno fatto e cio' non rientrerebbe neppure tra gli scopi della presente pubblicazione, bensi' ad un principio potremmo dire logistico; identificare, cioe', i luoghi dove si sviluppo' e prese corpo la vita della comunità trecatese.

La zona denominata di S.Cassiano, nelle immediate vicinanze dell'omonima chiesa, e' sicuramente uno di questi luoghi; la chiesa stessa e' stata con certezza identificata come antica pieve di Trecate, Chiesa Matrice, ancora prima dell'anno mille. E' logico quindi pensare che attorno ad essa si concentrasse, fin da tempi remoti, almeno la vita religiosa dei piu' antichi abitanti di queste zone.

Purtroppo non si e' ancora giunti, se mai fosse possibile farlo, ad una verosimile ricostruzione della struttura urbana della zona circostante la chiesa, relativa a periodi antecedenti al primo millennio; i documenti in nostro possesso permettono solamente di analizzare il territorio posteriormente al XVI secolo.

E' possibile fare cio' grazie ad alcuni inventari dei possedimenti, cioe' elenchi di proprietà prevalentemente terriere, della chiesa di S.Cassiano.

Il primo di questi porta la data 1514 (figura in alto), e' il meno ricco di dati tra quelli ritrovati. La Ecclesia Parochialis S.cti Cassiani de Terchate era circondata dai propri terreni, principalmente arabili, dati in gestione a famiglie di contadini di generazione in generazione.

Non si fa riferimento alcuno alle coltivazioni se non altro che per le vigne; risultavano molto numerosi i filari di viti, soprattutto nei tratti compresi tra le vie S.cti Cassiani e Coloreti.

 

Puo' essere curioso sapere chi lavorava quelle terre quasi mezzo millennio fa, ad esempio troviamo scritto :"una terra arabilis in via Cerredani, ab una parte Antonius de Camarono ad alia terra Ecclesia S.cti Michaelis et ab alia via". Il terreno in questione si trovava in via Cerano e confinava con un altro, dato in uso ad Antonio Camerone, da una parte, dall' altra con le proprietà della chiesa di S. Michele ed infine con la via stessa.

 

Un altro terreno aveva invece subito dei melioramentum vinea, vi si erano cioe' impiantati vigneti, da parte di Guidetus et Pasquinus Lamirollo. Troviamo anche Antonius de Rogirono che possedeva vigneti in via Cerano, nel suo terreno si trovava anche un albero di noci; i fratelli de Quaglieta in via S.cti Cassiani confinanti con i Gedi oppure, in via lischis (l'attuale via Lisca), un terreno libero confinante con quello affidato a Gerolamo Fragonerius.

 

Si e' detto del vino, non e' dato sapere quale ne fosse la qualità ma, invece, si puo' risalire alla quantità prodotta. Per questo occorre pero' arrivare ad un altro inventario datato 1618 e redatto, con molta precisione, dal Notaio Pellichano su incarico di Giovanni Battista Cicogna, Parroco sotto il titolo di S.Cassiano.

In questo documento risultano censiti oltre 50 filari di vite che resero, in quell'anno, circa 25 brente di vino. La misura utilizzata per la quantità del prodotto, cioe' la brenta, trae origine dall'omonimo contenitore troncoconico che si portava sulle spalle ed aveva la capacità di 75 litri.

 

L'inventario risulta essere molto piu' particolareggiato del precedente, ad esempio si dice:"Campo in via lische, nel suddetto territorio di Trecà, confinante a mattina Francesco Rebuffo del fu Giovanni, a mezzodi' eredi del fu Antonio Fragonaria, a sera strada e a monte trebbia della comunità di Trecà".

 

Questo pezzo di terra apparteneva già alla chiesa nel 1514, come si puo' osservare quello adiacente continuava ad essere dato in gestione della famiglia Fragonara pur dopo oltre un secolo. Si nota nello scritto anche il particolare metodo atto ad individuare i punti cardinali: mattina-est, mezzodi'-sud, sera-ovest, monte-nord; la sequenza, sempre costante per tutte le proprietà, ricalca il percorso del sole.

 

Questo appezzamento confinava con la trebbia della comunità (cioe' del Comune) che già esisteva nel 1514, probabilmente il luogo denominato trebbia era un'area atta alla trebbiatura ma potrebbe anche trattarsi di una zona adatta alla coltivazione, o alla crescita spontanea, di una particolare erba, denominata anticamente trebbia, usata per la produzione di ramazze e spazzole a causa delle sue caratteristiche di robustezza; il fatto di trovarsi in via Lisca, strada che trae il proprio nome dalle piante tipiche di zone acquitrinose quale appunto questa era, dette dialettalmente lische, porterebbe a convalidare l'ipotesi.

 

Per un altro terreno si dice:" Vigna di filagni 16 nel suddetto territorio, a S.Cassiano, dei quali quattro sono tenuti a terzo da Gio Pietro Rosato, confina a mattina il pezzo di terra dove e' situata la chiesa di S.Cassiano, a mezzodi' strada di Coloreto, a sera Bernardino Calcaterra Gussino con due filagni delli suddetti 16 et a monte strada di S.Cassiano". La vigna non doveva pero' rendere molto visto che si dice anche che furono cavate brente una di vino.

 

Il Notaio che redasse l'atto descrisse brevemente anche la chiesa di S.Cassiano si dice:" La suddetta Chiesa di S.Cassiano, ove anticamente e' eretto il titolo di Curia, e' campestre, fuori da detta terra di Trecà dalla parte verso l'oriente; discosta di circa mezzo miglio da tutte le parti, circondata da beni arabili di detta Chiesa. E' fabbricata all' oriente con tre navi (navate) senza campanile et campane; con tre altarini in capo alle dette navi, antichi, senza pero' obbligo alcuno fuori di quello del Curato. Senza volta, col pavimento guasto, profanata et destituita da tutti gli ornamenti pero' sono piu' di 40 anni che non si cellebra ne si fanno altri divini offici et tutte le funzioni parrochiali si fanno nella chiesa di Santa Maria Maggiore della terra suddetta. Il popolo ha molta divotione a quella chiesa e molte volte fra l'anno gli va in processione per antica consuetudine; l'anno passato li parrochiani di detto luogo si sono posti in animo di ripararla et rimodernarla conforme al disegno già approvato da Monsignor Illustrissimo Cardinale moderno Vescovo, et si va tuttavia continuando la fabbrica con l'elemosine delle persone pie".

 

La chiesa subi' poi le travagliate vicende che la videro rimpicciolita e privata di due delle tre navate originali, da centro di culto a semplice oratorio campestre.

Nel 1847 il regio Notaio Giuseppe Bellazzi, su richiesta dell'Arciprete Don Luca De Notaris, stendeva un nuovo inventario per descrivere le proprietà che il Parroco dava in affitto ai signori Francesco Busto e Giovanni Legoratto. Per la prima volta e' compiutamente descritto il caseggiato sorto a ridosso della chiesa; la precisione usata e' assolutamente sorprendente, si pensi che si arrivo' a descrivere anche la forma delle imposte delle finestre. Per la casa si dice: "casa a pian terreno in cui vi sono: cielo d'assi con cinque cantiloni, muri intonacati, suolo di mattoni e terra; finestrino a tramontana con quattro per quattro tondini di ferro...".

 

Per quanto riguarda i terreni si puo' notare l'attenta descrizione soprattutto degli alberi che vi si trovavano; una quantità enorme rispetto alla attuale, che disegna un paesaggio completamente diverso da quello di oggi, a conferma di quanto l'uomo possa modificare l'ambiente che lo circonda. I gelsi costituivano la specie preminente e venivano classificati a seconda del loro impiego come legname da costruzione. In un appezzamento in via S.Cassiano di 46 pertiche milanesi (poco meno di 30000 metri quadrati) si documenta la presenza dei seguenti moroni, come ancora oggi sono dette queste piante in trecatese: da capriata 8, terzero 26, cantilone 8, cantilo 18, palone 7, palo 27.

 

I moroni erano comunque già diffusi nel 1600 e costituivano, allora, una fonte di guadagno grazie alle foglie, che fornivano alimento ai bachi da seta. Nell'inventario relativo all'anno 1618, infatti, si accenna specificatamente alla quantità di foglie ricavate da ogni appezzamento: "cavate brente 2 di vino et foglie di moroni".

 

Quando decisi di riunire le poche notizie che ho fin qui presentato mi riproposi di non addentrarmi in considerazioni di natura prettamente storica, altri lo hanno fatto con una competenza che non possiedo; tuttavia il desiderio di esprimere un parere, anche se del tutto personale, sulle origini di Trecate e' forte.

Ci si potrà chiedere cosa centra cio' con quanto e' stato scritto fino ad ora, il collegamento e' spiegato dal ritrovamento, tra le notizie degli inventari di cui si diceva, di una strada che collegava l'attuale zona della Chiesa della Madonna delle Grazie con la via Cerano.

 

Tale via e' ora in parte scomparsa, si, solamente in parte perche' si tratta della via Andante che e' ancora ben presente nella struttura urbana trecatese.

 

Nel 1847 la via Andante giungeva ancora almeno sino alla via Coloredo, alcuni terreni di proprietà della Chiesa infatti vi confinavano, per uno di questi si dice:

"Aratorio in via Colore'..., coerenze: a levante Canetta Francesco a solco, a mezzogiorno via Colore', a ponente via Andante di metà...".

 

Piu' di due secoli prima, nel 1618, la si chiamava solamente stradella che da Cerano si va a Gagliate, vi confinava una vigna di tre filari tenuta da Michel Genaria, che risultava anche a sud di via Mezzano; la stessa stradella giungeva anche piu' a mezzogiorno, confinando a mattina, cioe' a est, con la vigna degli eredi di Gio Batta Rogirono che si trovava in via Coloredo. Nel 1514 era nominata solamente come stradella e correva sempre a sera della chiesa di S.Cassiano.

 

Si puo' ragionevolmente stabilire che la via Andante incrociasse via Coloredo proprio in corrispondenza del punto in cui recentemente sono state messe alla luce delle sepolture databili al quarto secolo dopo Cristo.

Una ipotesi del genere potrebbe gettare nuova luce sull'importanza del territorio sul quale sorge la chiesa, che si troverebbe, infatti, nei pressi dell'incrocio di due antichissime strade: la via S.Cassiano che si inoltrava attraverso la brughiera giungendo sino al Ticino e portando poi verso Milano ed appunto questa stradella che proveniva da Cerano e, quindi, anche da Vigevano e Pavia e si portava attraverso Galliate molto piu' a Nord verso Cameri, Oleggio proseguendo addirittura verso il Sempione.

 

Don Angelo Stoppa, storico novarese, nella pubblicazione relativa alla antica Pieve di S.Cassiano di Trecate, cita una strada denominata straella su cui si affaccia la chiesa di S.Cassiano di Cameri come una importante arteria di comunicazione romana, che congiungeva Piemonte e Lombardia al passo del Sempione correndo parallela all'alveo del fiume Ticino e giungeva sino a Trecate.

 

E' probabile, quindi, che il primitivo o uno dei primitivi, centri urbani trecatesi si trovasse, proprio per motivi logistici, all'intersezione della via S.Cassiano e della via Andante. L'intitolazione a S.Cassiano della chiesa, poi, si potrebbe pensare sia contemporanea all'oratorio di Cameri ed a quelli delle valli Ossolane, sempre citate da Don Stoppa, sino a giungere, verso sud, a Mortara dove e' documentabile l'esistenza di un altro oratorio dedicato allo stesso Santo, il cui culto pare si sia diffuso in modo poteremmo dire geografico lungo l'antichissima arteria di cui la via Andante era la parte Trecatese.